Quella incui sono, qui a Carrara, è la casa della nonna, con la carta da parati sul soffitto e il pianoforte dai tasti di avorio ingialliti. E' la casa con i lampadari importanti, dalle lampadine a goccia che ricordano l'idea delle candele. E' la casa dei sottovasi in ceramica bianca opaca, decorata con le roselline e degli arazzi appesi alle pareti, con su le scene ottocentesche di paesaggi campestri, in compagnia di dame, giovanotti e pecorelle.
La cucina è preceduta da un tinello sul quale si affaccia una parte della grande terrazza, poi c'è il piccolo antro nel quale si trova la "cucina a gas", quattro fuochi ed un forno incastonati in un mobiletto di acciaio smaltato di bianco. A seguire c'è quella che io definisco la "stanza familiare", con il tavolo rotondo, i pensili, il frigorifero e con la tv. E' luminosa e spaziosa ed è qui che si consumano i pasti.
La fòrmica finto legno e le bordure in acciaio sono come uno spesso filo che lega il tempo in una sola vita, conducendo da una parte all'altra, dall'infanzia alla maturità.
Io adoro questa stanza. E vissuta, piena di momenti, di parole che non si sentono più ma la cui eco è ancora presente, sebbene ormai completamente muta.
Proprio qui, alcune sere fa, abbiamo cenato in quattro.
Il cielo non era ancora del tutto brunito e l'eria fresca della sera iniziava appena a sollevarsi da terra per intrufolarsi di soppiatto in casa.
Di stelle non se ne sono viste che poche perchè uno strato sottile ma insidioso di nuvole offuscava la volta in ogni direzione.
Ad ogni modo ho cucinato a lungo.
Pesce freschissimo, servito contemporaneamente al centro della tavola perchè il banchetto fosse accessibile e libero. Soutè di cozze, gamberi al vino, seppioline al sugo con zucchine ed insalatina tenera di campo.
Insieme a queste portate ho servito pane ai cereali e del buon vino bianco ben fresco.
Una cena squisita e per finire, poichè qui la frutta sembra essere più succosa, dolce ed in armonia con la stagione, grandi fette di cocomero rosso e zuccherino. In ultimo la "mitica" torta di riso.
E' un dolce particolarmente gustoso, dal sapore pieno che invade ad ogni morso il palato di sensazioni organolettiche soffici, delicate, aromatizzate. Una ricetta refionale (anche se certamente in altre versioni si prepara anche altrove), certamente davvero tipica di questa cittadina. A Carrara la trovo sempre nei menù dei ristoranti e persino dei localini più piccini, altrettanto tipici.
La particolarità è nell'utilizzo di molte uova per ottenere una consistenza quasi budinosa del risultato finale.
Io ho seguito la ricetta tradizionale, accantonando il mio iniziale proposito di personalizzarla con note di carattere derivanti dall'aggiunta di frutta.
Si cuoce in teglie rettangolari e poi si taglia in porzioni. E' possibile ricoprirla di caramello sciropposo o semplicemente con dello sciroppo d'acero ma io l'ho servita in purezza (soluzione a mio avviso migliore), insieme a tazzine di caffè nero.
Credo sia un "dolce familiare" a sua volta, di quelli in cui sopravvive il ricordo... fatto di percezioni.
Per una teglia da circa otto porzioni occorrono: 100 g di riso arborio, 600 g di zucchero, 10 uova (ma qui ne usano anche di più, a seconda dei gusti!), 750 ml di latte fresco, la buccia grattugiata di un limone, un goccio di cognac (non indispensabile), burro per ungere la teglia, un pizzico di sale.
Lessate a metà cottura il riso in acqua salata, quindi scolatelo e lasciate che si raffreddi. Intanto mescate molto bene le uova intere con lo zucchero usando una frusta a mano per evitare che montino a zabaione, quindi unite il latte, la buccia grattugiata del limone ed il cognac. Imburrate una teglia rettangolare e sistematevi sul fondo il riso poi versatevi sopra il composto di uova.
Ponete in forno già caldo a 160° e lasciate cuocere per circa un'ora e comunque controllando spesso. La superfice deve brunire leggermente ed infilando il tipico stecchino nel dolce deve risultare asciutto (evitate di far cuocere troppo poichè altrimenti il riso tende ad indurire sul fondo ed il gusto dell'uovo ad emergere eccessivamente).
Potete servire il dolce, prima tagliato in tranci, sia tiepido che freddo... Mi saprete dire... è delizioso!
Bellissima descrizione della casa e delle stanze, Deborah! Adoro i servizi da te di questo tipo:)) Buona la tua torta, mi prendo la nota, grazie!
RispondiEliminaGrazie per i complimenti da me:))) Sentirli da te, da unA chef è un onore, davvero!!
Un bacione
che bei ricordi e che bella ricetta, sa di famiglia e per questo mi piace, me la segno Deborah...grazie, un bacione buon ferragosto!
RispondiEliminaBella ricetta, e certamente deliziosa.... ma altrettanto delizioso è stato il tuo racconto, mi hai trasportata in quella casa e mi è sembrato di esserci, di vedere ogni particolare delle stanze, di sentire quell'atmosfera che si crea solo nei ricordi più belli..
RispondiEliminaGrazie Deborah, un bacio.
tesoro una casa ricca di ricordi è un casa vissuta quindi magica e che ha tanto da raccontare fai bene ad amarla.....questo dolce è favoloso morbido soave e godurioso!!!sei davvero grandissima e grazie per le belle parole che mi hai lasciato nel blog:D.tvb,imma
RispondiEliminale tue descrizioni sono sempre coinvolgenti, il dolce mi piace proprio, brava ciao ciao
RispondiEliminache dolce meraviglioso!mi prendi sempre per la gola!!!!bravissima!baci!
RispondiEliminaanch'io sono legata ai luoghi e ai mobili dell'infanzia. Ho ereditato la credenza di mia nonna e all'inizio mi faceva un certo effetto vederla in casa mia e non dove era sempre stata per me, con tanti ricordi. Mi piace anche servire il dolce con il caffè, golosa come sono.... un abbraccio
RispondiEliminaFrancesca
Carissima, complimenti per come hai descritto la casa della nonna, mi hai trasmesso forti emozioni! Bravissima per come hai saputo presentare, in maniera raffinata ed elegante, la tua squisita torta di riso! Grazie per il magnifico post! Un abbraccio
RispondiEliminaCara Deborah la descrizione della casa di tua nonna è meravigliosa.
RispondiEliminaHai reso veramente molto bene l'atmosfera, e gli oggetti hanno assunto una loro vita.
L'aria di casa sei riuscita a trametterla anche con le foto, da amante del tè, ho creduto che in quelle tazze ci fosse proprio la mia bevanda preferita, ma il caffè, dopo una cena così buona e una torta così ben preparata ci stava proprio bene.
Baci Giovanna
Ciao cara Deborah!
RispondiEliminaGrazie per la visita al Fish and Chips BISTRO'!
Il tuo blog è bellissimo!! Verrò spesso a trovarti e intanto prendo nota della torta di riso!
Buon Ferragosto!
che bella la descrizione della casetta e ottima anche la torta di riso... passo anche per augurarti buon Ferragosto e buone vacanze, ci rileggiamo a settembre.
RispondiEliminaUn abbraccio, ciaooo.
e mi sembrava che questa torta sapesse di Toscana...in effetti è deliziosa.grazie per averla condivisa e per la bellissima descrizione che l'accompagna.Approfitto per farti gli auguri per un feliccissimo ferragosto e ringraziarti per il tuo graditissimo commento.un abbraccio
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento Deborah, ancor di piu' adesso che vedo che sei una pro! Casa antica con bellissima descrizione e dolce antico che sembra facile ma invece credo che sia difficilissimo . . . io poi non sono per niente buona a fare dolci, forse anche perche' ne faccio pochissimi e non ho l'occhio. Il riso nella mia ignoranza mi sembra pochissimo per tutta quella quantita' di uova nel senso che se sbaglio la misura della teglia combino un pasticcio tremendo, quindi le misure della teglia devono essere precisissime. Quali sono? Te le chiedo perche' raramente trovo un dolce che posso fare anche in India senza problemi a parte il riso ovviamente che dove lo trovo l'arborio? e il cognac? oooh e i limoni? Okay, questo e' normale per me, li posso sostituire con rum [vanigliato da me coi baccelli], lime e riso ordinario . .. insomma la ricetta mi interessa molto, mi daresti le misure della teglia? Grazie! Un bacione.
RispondiEliminache misure ha la teglia?
@ tutte: Carissime, vi ringrazie per le vostre parole tanto carine. Cucinare è, come sapete, la mia prima passione ma scrivere le è da sempre vicina, ho un amore incondizionato per l'una e l'altra cosa. Leggervi e sapere di aver ben descritto la casa della nonna e soprattutto le emozioni a quella legate è per me una gioia profonda... La torta in tutto questo è una cornice perfetta. Grazie ancora. Deborah
RispondiEliminap.s. per chi come chamki volesse sapere le dimensioni della teglia che ho usato, eccole qui: teglia rettangolare 22X30 ma va benissimo una più piccola, il dolce verrà ancora più alto e "budinoso".
Grazie mille Deborah! Bacione.
RispondiEliminabella ricetta per una mia amica intollerante al glutine!!
RispondiEliminabuon ferra anche se in ritardo!!
Grazie per questa splendida ricetta e per il tuffo che ci hai fatto fare nella Casa della Nonna, a Carrara.
RispondiEliminaMi ha ricordato certi tratti polverosi di "Il Dio delle Piccole Cose", in cui il caldo si mescola coi ricordi, in cui le voci fresche e presenti sembrano quasi di troppo anche in un ambiente familiare.
Un tuffo nel vero senso della parola. E quasi vien da salutare la Presenza della Nonna, camminando in punta di piedi nel tuo racconto per non disturbarla se sta riposando.
Un abbraccio.
Elisa
Un bel racconto di questi luoghi e stanze...molto evocativo ed emozionante!
RispondiEliminaper me è motlo evocativa la ricetta... mi ricorda la pastine di riso che mangiavo da piccola in pasticceria...che bontà!
una torta tutta da provare!
bacioni!
ANCHE IO HO FATTO LA TORTA DI RISO, USANDO UNA VECCHIA RICETTA CHE E' STATA PASSATA DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE ALLA MIA FAMIGLIA...E SEMBRA CHE QUESTA RICETTA SIA STATA UTILIZZATA ADDIRITTURA DALLO CHEF DELL'IMPERATRICE SISSI
RispondiEliminaDALLE UN'OCCHIATA E MAGARI SE DECIDI DI FARLA, MI FARAI SAPERE..
BACI
EMY DE: le torte stregate di emy